Vettel suona la sua quarta sinfonia, meglio di lui solo Fangio e Schumi. Il tedesco della Red Bull si è laureato campione del mondo di Formula 1 per la quarta volta
Gli sarebbe bastato arrivare al traguardo senza patemi, vista la storta domenica indiana di Fernando Alonso, imprigionato nelle retrovie per tutta la gara e alla fine fuori dalla zona punti. E invece ha puntato dritto al gradino più alto del podio, come è nella sua indole. L’ennesima dimostrazione di forza e talento per Sebastian Vettel, che conquista il decimo successo stagionale in India e si porta a casa il quarto titolo iridato consecutivo. Il più giovane a raggiungere questo traguardo nella storia della Formula 1. Quattro Mondiali di fila li hanno vinti soltanto due “monumenti” come Juan Manuel Fangio (1954-1957) e Michael Schumacher (2000-2003), ma non ad appena 26 anni come Seb. Incontenibile la gioia del tedeschino di Heppenheim, che a fine gara ha festeggiato con una serie di burn out sul rettilineo d’arrivo. Poi è sceso dalla sua RB9 e si è inginocchiato davanti al muso: il re rende omaggio alla regina, come nelle migliori favole. A rovinare la festa ci ha pensato la Direzione Gara, che ha sanzionato la Red Bull con una multa di 25mila euro per non aver fatto rientrare al parco chiuso Vettel secondo le procedure previste dall’articolo 43.3 del regolamento sportivo.
I commissari hanno tenuto conto delle particolari circostanze, ma hanno comunque inflitto una reprimenda al pilota. In uno sport in cui sono state violate regole ben più gravi, magari per una volta si poteva chiudere un occhio e apparire al mondo meno ingessati. Vettel si è laureato campione del mondo con tre GP d’anticipo rispetto alla conclusione del campionato. In India sul tracciato del Buddh International Circuit, a nord di Nuova Delhi, ha conquistato la sesta vittoria consecutiva, la decima dell’anno. Guai però a pensare che adesso possa cedere il palcoscenico, lasciando qualche briciola agli avversari. Nel mirino, ci sono nuovi primati da superare, come il record stagionale di sette successi consecutivi, firmato da Schumacher nel 2004. Un traguardo che è possibile raggiungere già domenica ad Abu Dhabi. Vincendo le tre gare che rimangono da qui alla fine del campionato, Vettel andrebbe ad eguagliare anche il record di 13 vittorie stagionali che appartiene a Schumi, stabilito sempre nel 2004.
Vettel era già diventato il più giovane a vincere un GP in Formula 1 (a Monza, nel 2008), il più giovane a firmare una pole (sempre a Monza, nel 2008) e il più giovane pilota ad entrare in zona punti (negli Usa, nel 2007). Tre squilli che annunciavano al mondo le doti di questo ragazzo prodigio, cresciuto sulla pista di Kerpen proprio come Schumi. I suoi sono numeri da guinness: 36 vittorie, 59 podi e 43 pole position in 117 GP. Magari arriverà un giorno in cui l’allievo supererà il maestro. Oltre ai cinque titoli di Fangio, adesso davanti ai quattro Mondiali di Vettel ci sono solo i sette di Schumacher. In molti hanno messo in dubbio il suo talento, attribuendo gran parte del merito alla monoposto che ha tra le mani, un gioiello di tecnica e aerodinamica uscito dalla matita di quel genio di Adrian Newey. Ma, come ripeteva Ayrton Senna, il pilota migliore merita di correre con la macchina migliore. Adesso lo aspettano nuove sfide: riconfermarsi l’anno prossimo, misurandosi con una rivoluzione regolamentare, e vincere un Mondiale sotto i colori di un altro team. Nessuno lo dice ufficialmente, ma nel paddock tutti sanno che c’è il rosso nel suo destino.