Riduzione dei costi energetici, raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore dell’energia: questi i quattro obiettivi del documento di strategia energetica che il ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti, Corrado Passera, e il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, hanno approvato con un decreto interministeriale. Si tratta di un documento molto atteso dal settore, a oltre vent’anni dall’ultimo piano energetico nazionale.
Le azioni proposte nella strategia energetica (che ha un doppio orizzonte temporale di riferimento: 2020 e 2050) mirano a fare in modo che l’energia non rappresenti più, per l’Italia, un fattore economico di svantaggio e di appesantimento del bilancio familiare, pianificando un percorso che consenta di migliorare gli standard ambientali e rafforzare la sicurezza di approvvigionamento, grazie agli investimenti attesi nel settore.
Entro il 2020 ci si aspetta una significativa riduzione dei costi energetici e un progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso a livello europeo. In particolare, è possibile un risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi). Atteso anche il superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020. Questi includono la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo: 18%), l’abbassamento del 24% dei consumi primari (obiettivo europeo: 20%) e il raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo: 17%). In particolare, ci si aspetta che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas, con un’incidenza del 35-38%. Tra le aspettative c’è anche una maggiore sicurezza, minore dipendenza di approvvigionamento e maggiore flessibilità del sistema. Si prevede un taglio della fornitura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno (rispetto ai 62 miliardi attuali), con un calo dall’84 al 67% della dipendenza dagli altri Paesi. Ciò equivale a circa l’1% di Pil addizionale, sufficiente a riportare in attivo la bilancia dei pagamenti, dopo anni di passivo. Questi risultati avranno un impatto positivo sulla crescita economica grazie ai circa 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili e efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi, e con notevole impatto in termini di competitività e sostenibilità del sistema.
La Strategia energetica nazionale (Sen) è il risultato di un processo di consultazione pubblica, avviato con l’approvazione in Consiglio dei ministri del documento di proposta e seguito con il confronto di tutte le istituzioni interessate (Parlamento, Autorità per l’energia e Antitrust, Conferenza unificata, Cnel, Commissione europea) e di oltre 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi. Accolti oltre 800 suggerimenti e contributi da parte di cittadini e singole aziende, attraverso la consultazione pubblica che si è svolta online sul sito del ministero dello Sviluppo economico.