Nuovo tracollo delle vendite di auto in Europa. A novembre, secondo i dati Acea, le immatricolazioni registrano una flessione del 9,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Solo la Spagna è messa peggio dell’Italia. Nei primi 11 mesi, con 11.255.094 immatricolazioni, il calo è del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I dati sono i peggiori dal 1993 per i primi 11 mesi dell’anno. A novembre le immatricolazioni sono in crescita solo nel Regno Unito, +11,3%, mentre si registrano cali in tutti gli altri mercati principali: -3.5% in Germania, -19,2% in Francia, -20,1% in Italia e -20,3% in Spagna. “Dopo 14 mesi consecutivi col segno meno, per la seconda volta in calo a due cifre e con il volume più basso dal 1993, in Europa, e in particolare nell’area dell’Euro, non ci sono segnali che possano far sperare in una ripresa a breve, fintanto che la crisi dell’auto resti importante in tre dei maggiori mercati”. E’ il commento di Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere sui dati sulle immatricolazioni. Nello specifico il gruppo Fiat ha accusato una flessione del 12,8%, con 59.152 unità vendute, con la quota di mercato che è scesa al 6,1% dal 5,3% dello stesso periodo 2011. Tenendo conto del periodo gennaio-novembre la flessione complessiva è stata del 7,2%, quella di Fiat del 15,6%. La prima della classe è stata Volkswagen che a novembre ha limitato la flessione al 2,5% vendendo 248.189 Unità e conquistando una quota di mercato pari al 25,7% (dal precedente 23,7%) e nel periodo gennaio-novembre dello 0,8% con 2.912.025 Unità vendute. Secondo il Centro Studi Promotor per l’intero 2012, per il mercato italiano si prevede un volume di immatricolazioni leggermente inferiore a 1.400.000: un dato che riporta le vendite di autovetture sui livelli del 1979 cioè di 33 anni fa. Inoltre, sottolinea ancora Promotor, si tratta di risultati in netto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo in cui il bilancio 2012 è decisamente positivo con crescite, nel consuntivo a fine ottobre, del 36,1% in Giappone, del 13,9% negli Stati Uniti, del 13% in Russia, dell’11,6% in India, del 7,3% in Brasile e del 3,6% in Cina.