Il mercato dell’auto continua la sua corsa verso la crisi profonda. E questo sta portando a conseguenze inevitabili anche in Italia. Ogni giorno, nel nostro paese, chiude una concessionaria di automobili. A sostenerlo nei giorni scorsi Jacques Bousquet, presidente dell’Unrae, l’associazione delle case estere in Italia.
Undici mesi consecutivi in caduta libera a due cifre del mercato auto, spiega, in cui il Governo non ha saputo, potuto o voluto intervenire. E’ difficile, dunque, prevedere a breve un’inversione di tendenza.
Ciò che non permette più agli italiani di poter acquistare un’auto è la pressione fiscale sulle famiglie, ormai insostenibile. Dunque ci si tiene lontani dai consumi di ogni tipo e l’incubo occupazione ormai si estende anche sulla filiera dell’auto. E questo sta portando nel tempo alla chiusura di una concessionaria al giorno. Saranno 350 alla fine dell’anno, con 150 nuovi disoccupati alla settimana solo dal sistema distributivo, ma, in rapporto alle altre aree di crisi del Paese, sono numeri che non fanno rumore.
L’unico mercato che tiene, per quanto riguarda l’auto, è il Km zero. Grazie a un ricorso massiccio a questo tipo di auto, infatti, il mercato a ottobre segna risultati negativi, ma meno peggiori dei mesi passati. Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia, spiega: “Anche se ottobre perde meno dei mesi precedenti, a leggere questi dati mi viene da pensare che i Maya, quando avevanoprevisto la fine del mondo, si riferissero in realtà al mondo italiano degli autoveicoli”
Esiste, secondo Federauto, un vero e proprio accanimento made in Italy verso chi vuole acquistare un autoveicolo o chi lo possiede. Tra aumenti di Iva, passati e futuri, al rincaro dell’80% delle Imposte Provinciali di Trascrizione di bolli, accise sui carburanti, pedaggi autostradali, RC Auto, passaggi di proprietà, varo di superbolli per le auto prestazionali e riduzione della deducibilità e detraibilità per le auto aziendali. Un pacchetto di “disincentivi”, tutto italiano, che si è abbattuto come uno tsunami sulle famiglie e sulle aziende uccidendo i consumi.