In arrivo l’asfalto gommato

Chiunque avrà notato il progressivo deterioramento delle strade delle nostre città, provocato non solo dall’usura ma anche dall’erosione causata dagli agenti atmosferici: piogge, nevicate e ghiaccio sono tra le cause più evidenti. Per ovviare a questo problema, che rende le strade meno sicure, vengono realizzati, con non sempre puntuale regolarità, dei lavori di manutenzione: spesso però questi non si rivelano sufficienti, o comunque dai risultati non duraturi.

Un aiuto per ridurre i tempi di deterioramento può venire dall’introduzione delle “strade gommate”, realizzate grazie al riciclo dei PFU, i cosiddetti Pneumatici Fuori Uso, ovvero i copertoni non più utilizzabili per gli autoveicoli. Per la precisione è possibile riutilizzare il loro “polverino” di gomma residuo, che con dei trattamenti speciali può andare ad arricchire la miscela degli asfalti tradizionali, modificandoli fino ad ottenere degli ottimi risultati.

Difatti, la caratteristica principale degli asfalti modificati con PFU è quella di durare fino a tre volte di più rispetto alle analoghe strade tradizionali, limitando così la necessità di interventi di manutenzione, ma anche riducendone i relativi costi oltre ai consumi di automobili e motocicli. Anche l’inquinamento acustico ne trae dei vantaggi, in quanto la rumorosità provocata dal passaggio dei veicoli viene ridotta con percentuali comprese tra il 40 e l’80 %. Migliorano anche il drenaggio dell’acqua in caso di pioggia e l’aderenza con gli pneumatici dei veicoli in transito, rendendo necessari spazi di frenata ridotti.

Finora sono soprattutto Portogallo e Spagna, oltre agli Stati Uniti, i paesi con la maggior diffusione di asfalti modificati – in Spagna per esempio si contano 700 chilometri di “strade gommate”, mentre negli USA sono 28 gli Stati, sul totale di 50, ad utilizzare normalmente questo metodo – che nonostante il costo maggiore (dal 10 al 30 % in più) per la realizzazione rispetto alle pavimentazioni tradizionali, decidono di incentivare questo tipo di investimento.

L’Italia per il momento è ferma alla fase della sperimentazione, con la realizzazione di questo particolare tipo di asfalto solo in alcuni brevi tratti, realizzati nelle regioni di Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana ed Emilia Romagna.

Tenendo conto che ogni anno, nel nostro Paese, circa 35 milioni di pneumatici giungono a fine vita, sarebbero 8.300 i chilometri, ogni anno, a poter essere realizzati con questa tecnica: una spesa iniziale maggiore ma in grado di portare un risparmio sul lungo periodo, grazie a strade più sicure e durevoli.