Altro che auto elettriche. Per ora resta un sogno la loro diffusione. Il petrolio, infatti, rimane un bene fondamentale per tutto il mondo. “Il petrolio resta una fonte insostituibile in molti usi, soprattutto nel settore dei trasporti che a breve non presenta alternative altrettanto economiche ed efficienti”. Ha sorpreso tutti il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita nel corso dell’Assemblea annuale. “Al 2035 – ha proseguito – il petrolio soddisferà ancora il 90% della domanda di mobilità degli 1,7 miliardi di veicoli attesi per quella data, il doppio rispetto ad oggi, di cui la maggior parte sarà concentrata nei paesi non Ocse”.
Secondo De Vita “nonostante i progressi tecnologici, l’auspicato sviluppo delle auto elettriche non basterà a soddisfare la richiesta di mobilità dei cittadini. Il contributo delle energie rinnovabili, seppure in forte incremento, al 2035 sarà ancora molto contenuto”. Alla luce di questo, ha sottolineato, “l’era dei combustibili fossili è dunque tutt’altro che terminata, ma cambieranno sempre di più i flussi commerciali e di approvvigionamento, con dinamiche che stiamo sperimentando già adesso”.
Poi De Vita ha lanciato un vero e proprio allarme occupazione. “Ad essere ottimisti quest’anno potremmo perdere almeno altri 4 milioni di tonnellate: una raffineria di medie dimensioni. Tre milioni li abbiamo già persi nei primi cinque mesi”, ha proseguito De Vita, secondo cui “la contrazione maggiore si avra’ proprio nelle vendite di carburanti, soprattutto gasolio, ma anche benzina che al 2020 si attestera’ intorno agli 8 milioni/tonnellate, circa la meta’ di quanto consumato nel 2004”
Negli ultimi tre anni, ha sottolineato de Vita, “le aziende attive nel downstream italiano hanno perso mediamente un miliardo all’anno con gli ovvi riflessi sui piani di investimento”. Anche perche’ i concorrenti extra-Ue “cominciano a farsi vedere anche sul mercato italiano, spiazzando parte delle nostre produzioni sia sul mercato interno che estero. Lo scorso anno le importazioni di gasolio dall’Asia sono praticamente raddoppiate rispetto al 2007 (+94%), fino a 2,6 milioni di tonnellate, di cui il 25% arrivate dalla sola India”. Per De Vita, “si dovrebbe finalmente prendere atto che l’industria petrolifera, uno dei pilastri dell’economia italiana per il contributo in termini di occupazione – 100.000 persone – e di gettito fiscale – oltre 37 miliardi di euro all’anno – ha una precisa responsabilita’ verso i propri dipendenti e il Paese. Come settore abbiamo avanzato delle proposte, che passano per una semplificazione delle procedure amministrative (Via-Ippc-Aia), delle operazioni di bonifica dei siti, che spesso sono il deterrente piu’ grande considerati gli elevati costi connessi, una sostanziale revisione e semplificazione degli adempimenti fiscali (compresa la Robin tax che qualcuno suggerisce sempre di aumentare), lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione. Cerchiamo, per una volta, di comportarci come fanno nel resto d’Europa”, ha concluso.