Come si ricarica un’auto elettrica. La diffusione delle auto elettriche sta aumentando sempre di più ma fare il pieno ad un auto elettrica può richiedere attenzione.
La diffusione di auto elettriche e ibride sta aumentando sempre più e sembra destinata a passare da fenomeno di nicchia a fenomeno di massa, nell’attesa che arrivino le auto intelligenti. Ma la gestione di questi veicoli potrebbe essere più complessa dato che molti di noi non sanno come si ricarica un’auto elettrica.
Aziende e Governi, visto l’andamento del mercato, stanno già adeguandosi con nuovi modelli di auto e nuove leggi che ne regolamentino l’utilizzo e la tassazione; ma la persona comune, l’utente finale, la “casalinga di Voghera” che dovesse ritrovarsi per le mani e ricaricare un’auto elettrica (oggi se ne trovano di usate anche a meno di 15.000 euro), saprebbe come gestirla?
“Fare il pieno” a un’auto elettrica non è un’operazione del tutto banale, così come non lo è farlo a un’auto a benzina, per la quale bisogna anzi prestare molta più attenzione di quanta non sia necessaria per un’auto elettrica: per quest’ultima, infatti, in caso di errore dell’utente il peggio che può succedere è che l’auto non si carichi, mentre un errore in un distributore di benzina può portare a un incendio e a danni a cose e persone. Ma la maggior sicurezza del “pieno elettrico” ha un piccolo costo da pagare: la complessità di un sistema nuovo e sconosciuto ai più.
Un primo problema è dato dallo standard di ricarica per l’auto elettrica: tra USA, Europa e Giappone non ne esiste uno unico. La questione non è esageratamente complicata come nel caso delle prese e spine per elettrodomestici, che rasenta la follia, ma anche per le auto elettriche esistono alcuni standard diversi, che è importante conoscere per essere sicuri di acquistare un veicolo che si sarà in grado di ricaricare.
Le sigle che attualmente ricorrono più frequentemente, limitandosi al mercato italiano delle auto elettriche, sono queste:
• SCAME è il nome di una ditta italiana che già da molti anni si occupa di mobilità elettrica; attualmente le spine della SCAME, della serie chiamata “Libera”, sono lo standard per la ricarica di veicoli leggeri, come scooter e minicar, che assorbono in ricarica meno di 3 kW.
• Mennekes è invece il nome di una ditta tedesca la cui speciale spina ad alta potenza è stata approvata dall’Unione Europea come standard di ricarica; ufficialmente è denominata “Tipo 2”, e permette di ricaricare con potenza fino a 23 kW (150 km ricaricati in un’ora).
• SAE J1772 è in realtà uno standard USA, equivalente dell’europeo Mennekes, ma anche alcuni veicoli venduti in Europa sono equipaggiati con questa presa, per cui per ricaricarli è necessario un cavo SAE/Mennekes.
Sono invece attualmente in fase di valutazione altri standard, dedicati alla ricarica ultraveloce in corrente continua, che possono arrivare fino a 100 kW (733 km ricaricabili in un’ora), ma al momento non si hanno certezze sul loro futuro: si tratta di CHAdeMO, Combo (CCS) e Tesla.
In tutti questi casi si tratta di ricarica in ambiente pubblico da colonnine; tuttavia è importante poter ricaricare l’auto elettrica anche nel proprio box o giardino, e in tal caso è importante conoscere un fatto fondamentale: un’auto elettrica, anche la più piccola, assorbe, in ricarica, almeno 2 kW (8 ampere); anche se può sembrare una potenza tollerabile da qualunque impianto classico da 3,3 kW, in realtà è molto importante far verificare l’impianto da un elettricista qualificato, prima di utilizzarlo per ricaricare un mezzo elettrico. Questo perchè qualunque utenza elettrica normale (televisore, lavatrice, stufetta,..) consuma al massimo 2 kW ma solo per pochi minuti alla volta, al massimo un’ora, mentre un’auto assorbe 2 kW o più per 8 ore o più, sottoponendo l’impianto elettrico a forte stress termico ed elettrico.
A causa di tale stress è anche estremamente sconsigliato usare adattatori, ciabatte, sdoppiatori e prolunghe, specie se queste ultime sono del tipo “fai da te”, perchè aggiungendo questi oggetti si viene a creare, tra cavo dell’auto e presa a muro, una resistenza di contatto aggiuntiva (v. figura 2) che ne causa il riscaldamento: se per un utilizzo per pochi minuti questo non costituisce un problema, l’utilizzo prolungato può essere addirittura causa di incendio dell’adattatore e di quanto lo circonda.
E’ quindi sempre opportuno assicurarsi di usare solo i cavi di ricarica forniti dal produttore dell’auto o da venditori specializzati. Una volta procuratosi il cavo di ricarica adatto, si può fare riferimento a questo specchietto per avere un’idea di massima dei tempi di ricarica della propria auto:
La figura non include gli standard non ancora definitivi (Combo, Tesla,…). I tempi sono orientativi, riferiti a un’auto con consumo medio di 15 kWh / 100km (6,7 km/kWh).