Benzina, in Italia le tasse più alte d’Europa. La Cgia denuncia imposte troppo alte che fanno schizzare il prezzo del carburante
Tasse da capogiro sulla benzina. L’Italia detiene il record negativo in Europa sui carburanti. In nessun altro paese le tasse sono così alte. I preoccupanti dati sono stati forniti dall’Ufficio studi degli artigiani della Cgia di Mestre, che ha paragonato il prezzo alla pompa e il peso della tassazione della benzina e del gasolio dei paesi europei.
Dunque, quando gli italiani vanno a fare il pieno per la propria auto, devono pafare più di tutti gli altri cittadini Ue e la colpa è del peso delle accise e dell’imposta sul valore aggiunto. Una notizia negativa che coincide con un altra batosta per il portafoglio degli italiani. Sono infatti terminati gli sconti sui carburanti nel fine settimana.
L’iniziativa era stata lanciata per prima da Eni sugli impianti self service e si erano accodate poi anche altre compagnie petrolifere. Gli automobilisti dovranno ora fare i conti con il prezzo pieno che nel frattempo è salito con l’ennesimo aumento delle accise e i listini, in linea con l’andamento delle quotazioni del petrolio che hanno superato i 95 dollari al barile, hanno subito diversi ritocchi al rialzo. La benzina ha raggiunto picchi da 2,019 euro al litro. Anche il gasolio ha raggiunto livelli record: 1,853 euro al litro.
Ma torniamo alla tassazione record. Su ogni litro di benzina verde – si spiega nei dati forniti dalla Cgia – il peso delle tasse raggiunto in Italia è di 1,033 euro, pari al 58,1% del prezzo alla pompa. Vengono dopo l’Italia l’Olanda, con 1,016 euro di imposte su ogni litro, e la Grecia, con 1,008 euro/litro. Per il gasolio è sempre l’Italia la prima in classifica, con 0,905 euro/litro di tasse, pari al 53,8% del prezzo alla pompa. Subito dopo segue l’Irlanda, con 0,791 euro/litro e sull’ultimo gradino del podio troviamo la Finlandia, dove su ogni litro di gasolio le tasse pesano solo per 0,749 euro.
Che cosa vuol dire tutto questo? Semplice: a guadagnarci dalla tassazione così alta non sono come si potrebbe pensare le compagnie petrolifere o i gestori delle aree di servizio, ma lo Stato. “Se a questa situazione si aggiunge il rincaro delle polizze assicurative registrato in questi ultimi anni – ha spiegato il presidente Cgia Bortolussi -, la concorrenza sleale praticata dai vettori provenienti dall’Est Europa e il ritardo con cui vengono pagati i trasportatori italiani, con tempi medi che oscillano tra i 180 e i 240 giorni, lo scenario per i nostri camionisti si fa sempre più preoccupante”.