Gli hacker, si sa, sono dappertutto, tanto che ora rischiamo di ritrovarceli persino in auto. Già, perché nell’epoca del sempre connessi, persino la macchina è attaccabile. A dimostrarlo sono stati due pirati professionisti incaricati dal governo americano proprio di verificare se le vetture di ultima generazione, le cosiddette “connected car“, siano violabili.
Per questo lavoro Charlie Miller, security engineer di Twitter, e Chris Valasek, director security intelligence di IOActive, hanno ricevuto dal Pentagono la bellezza di 80mila dollari. Il loro compito è stato quello di verificare sia possibile entrare nei computer ‘di bordo’ e di manovrare a distanza la gestione di motore, sterzo, freni e tutto il resto.
Ebbene: la risposta è sì, le auto sono violabili via wireless come qualsiasi altro sistema hi-tech. Inutile dire che le conseguenze di un tale attacco potrebbero essere disastrose. Oltre ai furti d’auto e di altri veicoli tecnologicamente avanzati, pensate che cosa potrebbe succedere se un malintenzionato prendesse il controllo di un’auto che viaggia su una strada trafficata.
Ecco quindi spiegato il fine del progetto Defense Advanced Research Projects Agency finanziato dal Dipartimento della Difesa americano.
I risultati raggiunti da Miller e Valasek nel dettaglio non sono ancora noti perché saranno illustrati durante la più nota delle conferenze dei pirati informatici, la Defcon di Las Vegas, tra un mese. Le case automobilistiche però sono già in subbuglio e saranno ovviamente tutte presenti all’appuntamento.
D’altra parte ormai nessun produttore non ha nella sua offerta veicoli dotati di infotainment connessi allo smartphone e alla Rete. Ecco perché se le auto dovessero rivelarsi particolarmente vulnerabili diventerebbe centrale studiare sistemi in grado di garantire agli automobilisti l’assoluta sicurezza anche da questo punto di vista.
All’esperimento di Miller e Valasek ha assistito anche un giornalista della nota rivista Usa, Forbes, che ha filmato l’esperimento. I tre si sono accomodati prima in una Toyota Prius e poi in una Ford Escape. Qui, tramite un pc collegato alla porta usb per la diagnostica della vettura, i due hacker sono riusciti ad attaccare tutti gli strumenti di bordo: dalla lancetta del serbatoio al contagiri, dai fari al contachilometri, dal clacson all’antenna Gps.
Non solo: quello che è più grave è che sono stati in grado di alterare i comandi delle auto in corsa facendole sbandare. Sono infatti stati capaci di prendere il comando dello sterzo e dei freni delle vetture cambiando la direzione di marcia.
Certo, i due pirati sono tra i migliori che il mercato possa offrire (Miller, per dire, è stato il primo a violare pubblicamente il MacBook Air di Apple), ma i rischi di tali attacchi restano elevatissimi. Toyota ha già fatto sapere di prendere molto sul serio il problema pur continuando a ribadire l’estrema sicurezza dei propri sistemi di bordo.