La casa automobilistica Toyota è obbligata a ritirare 2,77 milioni di vetture, per il riscontro di un problema alla pompa idraulica o al piantone dello sterzo, in alcuni modelli di auto ibride e a gas. L’annuncio è stato dato il 14 novembre direttamente dalla casa nipponica: purtroppo non è la prima volta che accade una situazione del genere, difatti già nel mese di settembre sono state 7,3 milioni le automobili Toyota a dover essere richiamate per un problema al motore del finestrino, le cui conseguenze comprendevano un possibile rischio di incendi. Il “nuovo” guasto riguarda circa 1 milione e mezzo di veicoli in Giappone e 1,25 milioni all’estero, in particolare negli Stati Uniti, e coinvolgono modelli come la Prius Hybrid, la Corolla, la Wish ed altri che sono stati prodotti in Giappone negli anni 2000-2001 e all’estero dal 2000 al 2009. Il colosso giapponese ha dichiarato che al momento non sono stati riscontrati incidenti; certo è che è fondamentale evitare il rischio chiamando a raccolta tutte le automobili in circolazione: è la più grande operazione del genere mai realizzata in Giappone, dai costi ancora imprecisati. Queste incresciose situazioni hanno creato negli anni un crollo della reputazione della casa automobilistica, oltre che a gravi perdite di quote di mercato: è difatti dal 2009 che si verificano incidenti di questo tipo, sempre legati a difetti di produzione, per un totale di oltre 14 milioni di veicoli richiamati per problemi al sistema di frenata, alzacristalli, airbag e controllo del gas. Questi errori di produzione sono stati attribuiti dai manager della Toyota agli obiettivi di vendita, che hanno ridotto gli standard di qualità per favorire velocità di assemblaggio e consegna del prodotto, sfruttando soprattutto i mercati emergenti di Indonesia, India e Thailandia: una bassa qualità frutto quindi di politiche troppo aggressive, che puntano sul grande numero di auto prodotte, a discapito della precisione e della sicurezza delle auto.