Scienziato americano inventa uno specchietto senza il punto cieco. L’angolo morto è la causa di numerosi incidenti che avvengono sulle nostre strade
L’angolo morto dello specchietto retrovisore è la causa di molti incidenti che avvengono sulle nostre strade e autostrade, quando una vettura si affianca alla nostra in fase di sorpasso scompare sia dallo specchietto interno che da quelli esterni creando una situazione potenzialmente pericolosa. Se il conducente della vettura che sta per essere superata decidesse di inserirsi nella corsia alla sua sinistra, l’incidente sarebbe praticamente assicurato. I tradizionali specchietti retrovisori coprono una visuale di 15/17 gradi e garantiscono solamente una visione parziale di ciò che si trova alle nostre spalle. Per ovviare a questo inconveniente, negli ultimi anni la tecnologia si è data parecchio da fare e i risultati sono arrivati in tempi brevi.
La prima casa automobilistica a muoversi in questa direzione è stata la Volvo, un costruttore sempre attento alle tematiche della sicurezza. L’azienda svedese già nel 2004 aveva lanciato il BLIS, un complesso sistema di monitoraggio a telecamere che seguiva i movimenti delle auto che si affiancavano alla vettura in corsa. Quando un’automobile entrava nella zona sorvegliata dalle telecamere, una spia rossa collocata nello specchietto retrovisore centrale si illuminava, segnalando al conducente la situazione di potenziale pericolo. Il colosso scandinavo aveva pensato proprio a tutto, il BLIS era specificamente programmato per prendere in considerazione ogni veicolo che superasse la velocità di 10 km/h escludento ostacoli di varia natura come guard rail e auto in sosta. L’anno scorso, la tecnologia di punta contro gli angoli morti è stata quella sviluppata dalla Mazda che con il suo Rear Vehicle Monitoring system (RVM) ha vinto l’Euro NCAP Advanced Award del 2011. A differenza della tecnologia Volvo, la casa giapponese optava per un sistema di radar che tenevano d’occhio ogni veicolo che entrava nell’angolo morto dei retrovisor iad una velocità superiore o uguale a 60 km/h. Anche Mazda optava per un segnale luminoso per avvertire il guidatore ma collocava la spia sul retrovisore esterno.
Tuttavia, gli sforzi delle delle principali aziende automobilistiche sembrano essere stati vani perchè la soluzione all’annoso problema del punto morto sembra essere 100% analogica, basterebbe installare un particolare tipo di retrovisore per godere di una visuale più che doppia. La notizia è recente ma la ricerca era iniziata già nel 2008 al Drexel’s College of Arts and Sciences di Philadelphia, Stati Uniti. Dopo quattro anni, il professor Andrew Hicks è riuscito a mettere a punto un algoritmo che permette di creare uno specchio curvo che garantisce una visuale di 45 gradi, di gran lunga superiore allo standard attuale. La curvatura della superficie non distorce l’immagine riflessa e si prevede che a breve si potranno iniziare a vendere i nuovi specchietti retrovisori dato che Hicks ha già ottenuto il brevetto dalla United States Patent and Trademark Office. Grazie alla sua invenzione, Hicks diventerà di certo ricco ma qualche beneficio lo avremo pure noi; si tratta pur sempre di un accessorio semplice e sicuramente meno costoso di tutti i sistemi radar o a telecamere proposti finora. Inoltre, si spera che ci eviterà incidenti o tamponamenti che gravano non poco sulle nostre finanze.