A Valencia si assegna il titolo della MotoGP. Marquez e Lorenzo sono divisi da 13 punti. Al rookie della Honda basta il quarto posto per diventare campione
L’ultima volta è successo nel 2006, quando al “fotofinish” di Valencia Valentino Rossi (su Yamaha) e Nicky Hayden (su Honda) si giocavano il Mondiale divisi da otto punti a favore del pesarese. Una scivolata del 46 e la sua 13esima posizione finale (in un tracciato poco digerito) permisero al Kentucky Kid (terzo al traguardo) di laurearsi campione del mondo. Sette anni dopo il GP di Valencia torna a essere decisivo per le sorti del campionato. In testa alla classifica c’è sempre il rookie della Honda Marc Marquez, tallonato dal maiorchino della Yamaha Jorge Lorenzo. Tra i due ci sono solo 13 punti di distacco. Due spagnoli si contendono il titolo in terra spagnola. Il massimo della libidine per il popolo iberico.
A Marquez basterebbe chiudere quarto per conquistare la corona iridata, a prescindere dal risultato di Lorenzo. Il giovane talento della Honda potrebbe anche decidere di fare una gara tattica. Le probabilità di portarsi a casa il Mondiale sono alte. Diversi, infatti, gli scenari che lo incoronerebbero campione del mondo. Eccoli nel dettaglio: se Marquez chiude la gara davanti a Lorenzo, se Lorenzo vince e Marquez si piazza almeno quarto, se Lorenzo arriva secondo e Marquez almeno ottavo, se Lorenzo sale sul terzo gradino del podio e Marquez taglia il traguardo almeno in 12esima posizione, se Lorenzo chiude la gara al quarto posto e Marquez almeno in 15esima posizione. L’importante, per Marquez, è scongiurare un eventuale arrivo a pari punti che lo vedrebbe sconfitto a causa della differenza di vittorie. Lorenzo infatti vanta un maggior numero di successi stagionali. Visti i precedenti, tutto è ancora aperto.
Il ruolo dei rispettivi compagni di box, Dani Pedrosa e Valentino Rossi, potrebbe rivelarsi fondamentale per indirizzare il Mondiale in un senso o nell’altro. Una sfida generazionale: da un lato c’è l’esperienza e la perfetta conduzione di gara (Lorenzo), dall’altro tanta freschezza e uno stile di guida a dir poco aggressivo che ricorda molto quello di Casey Stoner (Marquez). In questa stagione il rookie della Honda ha dominato la sfida del “sabato”, con otto pole position (quattro per Jorge), e quella dei podi complessivi, con quindici top3 contro le 13 del 99. Dall’altra il maiorchino della Yamaha vanta più vittorie (sette, contro le sei di Marquez) ed è inavvicinabile nel numero di giri passati al comando in gara: 208 a 82. Marquez ha collezionato 15 cadute dall’inizio della stagione. Solo una decisiva in gara, quella del Mugello. Lorenzo, invece, è caduto appena tre volte, rimediando però due fratture e una gara saltata. C’è un pensiero in più, però, che potrebbe mettere in guardia Marc Marquez, almeno fino alle qualifiche. Si tratta dei tre punti di penalità sottratti dalla sua “patente” (novità regolamentare introdotta quest’anno) per delle scorrettezze commesse in pista. Al quarto punto di penalizzazione scatta la retrocessione all’ultimo posto sulla griglia di partenza. Da questo punto di vista, Lorenzo invece può dormire sogni tranquilli. La sua “patente” è ancora immacolata.
Il circuito di Valencia, ultimato nel 1999, ha ospitato il suo primo GP proprio nello stesso anno. Intitolato al pilota Ricardo Tormo, il tracciato è lungo 4.005 metri. Conta nove curve a sinistra e cinque a destra, con un rettilineo di 876 metri. Si gira in senso antiorario. Dal punto di vista dei freni, la pista è mediamente impegnativa. Le maggiori insidie sono rappresentate dalla difficoltà di raffreddare l’impianto frenante, a causa dei brevi allunghi. Difficile pensare a un Marquez fuori dalla top4 a Valencia, visto che è sempre andato a podio tranne al Mugello, quando è caduto mentre si trovava in seconda posizione a tre giri dalla fine, e a Phillip Island, dove è stato squalificato. Le probabilità che diventi il più giovane iridato nella storia della classe regina sono molto alte. Nelle corse però, si sa, tutto può succedere. Marquez contro Lorenzo, Honda contro Yamaha. Un duello tutto spagnolo per i piloti e giapponese per quando riguarda i costruttori. L’Italia resta a guardare.