MotoGP Giappone, il Mondiale si riapre. Dopo l’Australia il campionato MotoGp è ancora vivo e Lorenzo è di nuovo in corsa
Fino a 15 giorni fa il Mondiale sembrava ormai nelle mani di Marc Marquez. E invece la gara caotica di Phillip Island, in Australia, ha riaperto i giochi per la corsa iridata. Tutta colpa dell’eccessivo degrado delle gomme Bridgestone (provocato dal notevole grip del nuovo asfalto australiano), che ha costretto la Direzione Gara a obbligare i piloti a fermarsi ai box tra il nono e il decimo giro per cambiare moto, ripartendo con pneumatici nuovi. Marquez l’ha fatto quando stava per iniziare l’undicesimo passaggio sul traguardo. Troppo tardi, secondo la Direzione Gara. Così gli è stata esposta la bandiera nera. Squalificato. Un pasticcio nel conteggio dei giri che potrebbe costare caro in ottica Mondiale. Nonostante lo zero rimediato in classifica, Marquez è rimasto sempre in testa, ma ha visto assottigliarsi il suo vantaggio nei confronti di Jorge Lorenzo, da 43 punti a 18 punti. Tutto si decide nelle ultime due gare.
Domenica si corre in Giappone, sulla pista di proprietà della Honda, dove la RC213V è nata e si è sviluppata. La Casa alata è quindi chiamata a un’immediata reazione tra le mura domestiche per riscattare la figuraccia australiana. Situato su un posto montano di grande fascino, il circuito giapponese di Twin Ring Motegi è lungo 4.801 metri. Conta sei curve a sinistra e otto a destra. Costruito dalla Honda come laboratorio di prove nell’agosto del 1997, il circuito di Twin Ring è diventato il teatro di una tappa del motomondiale dal 1999. È un continuo “stop&go”, con accelerazioni furibonde e grandi frenate.
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Tanto che per questa pista il regolamento prevede l’uso di dischi maggiorati, in modo da migliorare il raffreddamento. Qui Marquez ha vinto l’anno scorso in Moto2 e nel 2010 con la 125, mentre il suo compagno di box Dani Pedrosa (terzo in classifica, a 34 punti di distacco) è reduce da una doppietta nella classe regina nel 2011 e nel 2012 e punta al tris di successi consecutivi per non essere tagliato fuori dalla lotta per il titolo. Lorenzo invece si trova a fare i conti con un tracciato dove la Yamaha non parte favorita. L’ultima vittoria della M1 a Motegi è datata 2009 (con in sella il campione del mondo in carica). Il maiorchino arriva però in Giappone con il morale alle stelle, rigenerato dal successo australiano che gli ha permesso di impensierire seriamente Marquez per la corona iridata.
Con la vittoria di Phillip Island (dove non aveva mai trionfato nella classe regina), Lorenzo ha conquistato il 50esimo successo della sua carriera (il 29esimo in MotoGP), a 26 anni. Solo sette piloti hanno fatto meglio di lui: Giacomo Agostini, Valentino Rossi, Angel Nieto, Mike Hailwood, Mick Doohan e Phil Read. Tra i piloti attivi oggi, solo Pedrosa si avvicina al campione del mondo in carica con 48 vittorie totali.
In ottica Mondiale, l’ago della bilancia pende sempre verso Marquez. Per aggiudicarsi il titolo, domenica gli basterà mettere otto punti tra sé e Lorenzo. Se però il pilota della Yamaha dovesse vincere le ultime due gare, l’obiettivo minimo del rookie della Honda dovrà essere un secondo e un terzo posto. Il ruolo dei rispettivi compagni di box, Pedrosa e Valentino Rossi, potrebbe quindi rivelarsi fondamentale. È possibile aspettarsi qualche gioco di squadra. Intanto tutti tengono gli occhi al cielo per studiare il meteo. Si attende infatti l’arrivo di un “supertifone”.