Il primo passo l’ha fatto l’Unione europea, stabilendo (qualche settimana fa) l’obbligatorietà dell’Abs sulle moto di nuova omologazione (cioè i nuovi modelli lanciati sul mercato) a partire dal 1° gennaio 2016. Il parlamento italiano accelera i tempi. Il comma 38 dell’articolo 34 del decreto “sviluppo bis”, appena convertito in legge, stabilisce che «al fine di innalzare i livelli di sicurezza dei motociclisti, è obbligatoria l’offerta su tutti i veicoli di nuova immatricolazione a due o tre ruote e di cilindrata pari o superiore a 125 centimetri cubi, tra le dotazione opzionali a disposizione dell’acquirente, di sistemi di sicurezza e di frenata avanzati (Abs), atti ad evitare il bloccaggio delle ruote durante la frenata», recita la normativa. L’unico elemento che coincide tra l’Italia e l’Ue è la soglia di cilindrata dalla quale scatta l’obbligo: 125 cc. All’apparenza si tratta di una modifica dettata dal buon senso, per salvaguardare la salute dei motociclisti e la sicurezza stradale, ma sul piano pratico rappresenta un ostacolo piuttosto arduo per l’industria delle due ruote che rischia di lasciare in fabbrica i modelli sprovvisti di tale sistema. Non tutti i veicoli commercializzati sono infatti dotati di Abs, nemmeno su richiesta, come optional. L’Ancma (l’associazione confindustriale dei costruttori di moto) ha sottolineato l’impossibilità di adattare su due piedi i veicoli che non sono stati pensati per accogliere questa modifica. La dotazione di un sistema antibloccaggio delle ruote richiede infatti un’apposita progettazione, la scelta di un fornitore e un attrezzamento specifico degli stabilimenti. Insomma, sono necessari alcuni mesi, mentre l’obbligo stabilito dal Parlamento è immediato. Il conflitto con la normativa europea però potrebbe innescare una procedura d’infrazione contro l’Italia. I costruttori infatti sono sul piede di guerra. I più penalizzati saranno soprattutto gli scooter, dove l’Abs non è previsto per motivi di costo. Rischiano di farne le spese marchi blasonati, come Peugeot e Piaggio, e veri e propri best seller come la Vespa. Tutto questo mentre il mercato delle due ruote deve fare i conti con una crisi profonda. Inevitabili quindi le ripercussioni economiche.