Le automobili ritornano sempre nel mirino degli amministratori locali quando si tratta di trovare rimedi efficaci contro l’inquinamento delle nostre città. Ma sono davvero le reali responsabili? Durante gli ultimi 20 anni le emissioni inquinanti sono scese del 95%, grazie soprattutto al grande sviluppo tecnologico in campo motoristico.
L’introduzione dei sistemi catalizzati nel 1991 e delle benzine senza piombo ha creato un punto di non ritorno nel campo dell’industria automobilistica. E le normative con limiti sempre più stretti hanno permesso di abbattere quasi a zero le emissioni di inquinanti come gli idrocarburi incombusti e gli ossidi di azoto. Basti pensare che in base allo standard Euro 1 i veicoli a benzina potevano emettere 0,97 grammi di Hc per chilometro, con le norme Euro 2 il limite scese a 0,50 (0,70 nei diesel) per arrivare a zero per i ciclo otto e 0,17 nei diesel a partire dalle regole contenute nella direttiva successiva.
L’elaborazione delle emissioni medie ponderate di CO2 in Italia degli ultimi quattro anni, sia a livello regionale, sia per segmenti dimostra chiaramente come dal 2006 al 2009 sia costantemente diminuita l’emissione media ponderata di gran lunga oltre 12 punti, accelerando in particolare modo la sua flessione nel 2009, grazie alla presenza di consistenti incentivi al rinnovo del parco, che hanno favorito le vendite di vetture di piccole dimensioni e a basso impatto ambientale e portandosi ad un dato di 136,6 g/km. Molto più virtuose sono le regioni del Sud Italia rispetto a quelle del Nord, grazie anche alla notevole diffusione di auto appartenenti ai segmenti più piccoli e delle motorizzazioni diesel che consumando di meno, e più efficenti come ciclo termico, emettono anche meno CO2.