La crisi incide sulle strisce blu. Come? I comuni italiani hanno bisogno di rinforzare le entrate e, per questo, nell’ultimo periodo c’è stato un vero e proprio boom dei parcheggi a pagamento. Le strisce blu dilagano, da nord a sud dell’Italia, dai piccolo centri alle grandi città. L’analisi, fatta da “Quattroruote”, dimostra come nelle principali città italiane (in diverse zone anche lontane dal centro) gli spazi dedicati alla sosta a pagamento sono notevolmente aumentati e anzi il fenomeno non accenna a fermarsi. Il che fa intendere che l’unica spiegazione riguarda la volontà di rimettere a posto i bilanci dei comuni, a discapito dei diritti degli automobilisti. Un metodo, tra l’altro, che va contro le norme del Codice della Strada. Non dimentichiamo, infatti, che il Codice prevede che a un certo numero di spazi blu a pagamento corrisponda un numero uguale di spazi bianchi (parcheggi gratuiti).
Purtroppo, però, esiste un comma dello stesso articolo del Codice in cui si parla di tutta una serie di eccezioni in cui la regola non vale: aree pedonali, ztl e zone di particolare rilevanza urbanistica. E proprio in queste zone i Comuni hanno pensato bene di fare cassa e si sono sentiti legittimati ad aumentare le zone a pagamento. “Quattroruote” documenta come l’aumento di parcheggi a pagamento coinvolga non solo i centri storici ma anche le zone periferiche. Un esempio sono le strade limitrofe alle fermate della metropolitana milanese a Comasina e Molino Dorino. Non proprio un grande incentivo per chi durante il giorno vorrebbe lasciare l’auto fuori dal centro e proseguire con i mezzi pubblici. E sono riportati, nell’inchiesta, anche una serie di esempi paradossali. A Milano sono state inserite le strisce blu di fronte ad un’area definita ‘a rischio esplosione’. Oppure a Roma, dove sullo stessa carreggiata ci sono spazi bianchi gratuiti per motocicli e spazi blu per le auto.